Historische Zeitschrift, Bd. 290 (2010), S. 452f.

… Als ein wesentliches Ergebnis der Gesamtlektüre kristallisiert sich vor allem die Erkenntnis heraus, daß es sich weiterhin lohnt, in den verschiedensten Gattungen überlieferter Zeugnisse nach den Deutungen, Erfahrungen und Artikulationen von Gesundheit und Krankheit zu fahnden, und daß insbesonder in den Archiven noch ungehobene Schätze liegen …

Cordula Nolte

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Medioevo Latino XXX (2009), S. 370, 560, 562–564, 568, 631, 709, 802, 1001, 1125

La consapevolezza del proprio corpo è stata questa volta al centro dell’attenzione, consapevolezza variata nel corso del tempo e destinata a mostrarsi in modo particolare nel momento in cui questa consapevolezza assume caratteristiche negative. Anche l’essere o il percepirsi malato, allora, può assumere diverse connotazioni e, come emerge dalle fonti, la malattia può essere vissuta anche come metafora di vari altri fenomeni. Ciò assume particolare rilevanza in un contesto sociale, tenuto conto del fatto che la realtà della salute e della malattia coinvolge oltre al singolo anche altre figure sociali, come il medico e il farmacista, nonché strutture sociali di indubbia rilevanza come gli ospedali. Si segnalano a parte i saggi di T. Gloning, J. Riecke, J. Wolf, E. Meier, A. Meyer, H. W. Böhme, I. Heiser, J. Schulz-Grobert, F. J. M. Roberg, P. Dilg, G. Aumüller, A. Ziemann, U. Helduser e A. Hill-Zenk.

Francesco J. M. Roberg: Das „Antidotarium Nicolai“ und der „Liber Antidotarius magnus“:
Si tratta di due testi, il Liber antidotarius magnus e l’Antidotarium Nicolai, il primo precedente al secondo, in cui su righe interrotte a metà sono scritte ricette mediche e antiveleni redatti nei secoli centrali del medioevo. L’A. cerca anche di ricostruire la figura dell’autore dell’Antidotarium Nicolai.

Jürgen Wolf: Das Handschriftenarchiv der Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften als Schatzkammer der medizin- und naturhistorischen Forschung:
Studio a carattere bibliografico relativo all’archivio dei manoscritti della Accademia delle Scienze di Berlino che per la sua ricchezza viene paragonato a una camera del tesoro per la ricerca nel campo della medicina e della storia naturale. A ciò si aggiunge una panoramica delle descrizioni finora digitalizzate dei manoscritti di medicina e storia naturale.

Gerhard Aumüller: Ärztliche Versorgung in der Gründungsphase der Hessischen Hohen Hospitäler. Die Rolle der Leibärzte:
Intorno alla metà del sec. XV si costituirono scuole per la formazione di medici destinati espressamente ad assistere la salute dei principi; tra questi vi erano anche chirurghi, una figura professionale piuttosto rara da rintracciare in ambito assistenziale.

Horst Wolfgang Böhme: Krankheit, Heilung und früher Tod zu Beginn des Mittelalters:
All’interno della paleoantropologia, la paleopatologia indaga sulle malattie e il tipo di infermità ed eventualmente di cura attraverso l’esame degli scheletri e dei resti umani. L’A. conduce questo modello di ricerca all’interno dell’arco cronologico compreso tra V e XI secolo. Altri elementi che emergono sono la mortalità infantile e l’impiego di alcune protesi.

Peter Dilg: Severin und sein Laboratorium, Kräuter und Gifte in Umberto Ecos Roman „Der Name der Rose“. Bemerkungen eines Pharmaziehistorikers:
Il famoso romanzo di Umberto Eco si presta come punto di osservazione dei vari aspetti della vita di un monastero, tra cui grande importanza ricopriva quello di utilizzare le piante officinali, compito in questo caso svolto da uno dei personaggi principali. L’arte della farmacia nel medioevo vedeva proprio in questi ambienti il proprio nascere e il costituirsi come scienza al servizio dell’uomo, dotata di un sapere autonomo.

Thomas Gloning: Deutsche Kräuterbücher des 12. bis 18. Jahrhunderts. Textorganisation, Wortgebrauch, funktionale Syntax:
Legata alla salute e alla malattia è anche l’idea della cura, di regimina sanitatis che nel medioevo e nei primi tempi dell’età moderna hanno rappresentato argomento di trattati e di libri. La funzione delle piante e del loro impiego nella gestione della salute costituisce un tema di singolare complessità e varietà di interessi, anche in relazione alle diverse tipologie di redazione dei testi e di organizzazione dei contenuti e di presentazione della materia, che l’A. affronta in modo puntuale nell’arco cronologico compreso tra XII e XVIII secolo in area tedesca.

Ines Heiser: Dô Alexander genas’. Die Krankheit Alexanders des Großen im mittelhochdeutschen Alexanderroman:
Le gesta di Alessandro Magno godettero di popolarità anche nel medioevo, come è testimoniato dall’esistenza del cosiddetto Alexanderroman, scritto in medio tedesco. Dall’esame di questa fonte emergono interessanti notizie sulla salute e la malattia del famoso imperatore, come le si pensava nel medioevo, nonché elementi suggestivi di interpretazione relativi alla sua morte precoce.

Anja Hill-Zenk: „Der Medicus“ und Co.: Ärzte, Bader, Heiler und eine Apothekerin in zeitgenössischen Romanen:
Le figure legate al mondo della salute e della malattie protagoniste di romanzi: questo è l’originale punto di vista scelto dall’A. per condurre una propria riflessione sul ruolo e il senso che all’interno della società potevano ricoprire il medico, l’infermiere, il farmacista e altro ancora. La letteratura svolge l’importante funzione di essere specchio della realtà e nello stesso tempo prezioso filtro di informazioni.

Jörg Riecke: Beiträge zum mittelalterlichen deutschen Wortschatz der Heilkunde:
L’A. si sofferma a considerare le peculiarità del lessico tedesco medievale in ambito di scienza della medicina. Partendo dal patrimonio linguistico più antico presenta i termini con i quali nelle varianti dell’alto tedesco si indicavano le malattie e le parti del corpo umano.

Jürgen Schulz-Grobert: Komische Krankheiten und gesunde Komik. Medizinsatire in der deutschen Literatur des Mittelalters und der Frühen Neuzeit:
La satira contro i medici è stata praticata e apprezzata in ogni epoca. Anche sullo scorcio del medioevo si conservano testimonianze poetiche di questo tipo. Rappresentazioni di animali allegorici illustravano in genere i mss. contenenti satire mediche.

Esther Meier: Die heilende Kraft des Angesichts Christi. Leprakranke und das Schweißtuch der Veronika:
Prendendo le mosse dalla considerazione del momento in cui avveniva una diagnosi di lebbra e la conseguente dichiarazione di impurità del malato, l’A. si sofferma a analizzare le virtù taumaturgiche del velo della Veronica e più ancora la forza di guarigione del Volto di Gesù, tradizione del resto consolidata già in un medioevo remoto, quando si era diffusa la convinzione che la Vera icona (da cui Veronica) avesse proprietà miracolose. Nelle ultime pagine si possono osservare alcune suggestive immagini di devozione popolare.

Antje Ziemann: Zwischen Sterbewache und Bestattung – Leichenwäsche in venezianischen Bruderschaften des Spätmittelalters:
Il rito della morte ha sempre ricoperto grande importanza e si accompagna alle vicende mediche in quanto ne rappresenta in gran numero di casi la inevitabile conclusione. Le «scuole» veneziane di cui tratta l’A. in questo saggio avevano tra i compiti principali quello di vegliare, accudire, accompagnare alla sepoltura i morti che non avevano famiglia o amici, svolgendo una significativa opera di pietà.

Andreas Meyer: Lepra und Lepragutachten aus dem Lucca des 13. Jahrhunderts:
L’ospedale San Martino di Lucca, già noto e attivo agli inizi del sec. XIII, offre un buon punto di osservazione per chi intenda conoscere più approfonditamente la diffusione della lebbra, la sua diagnosi e la sua cura. L’A. correda il suo studio di un’ampia appendice in cui documenti originali sono pubblicati integralmente.

Urte Helduser: Zwischen Theologie und Teratologie. Bilder des „monströsen Mittelalters“ von der Romantik zur Populärkultur:
Prendendo spunto dal personaggio cinematografico di Quasimodo, l’A. passa in rassegna il significato che i personaggi medievali, in bilico tra teologia e teratologia, tra angeli e mostri, hanno ricoperto nell’immaginario e nella sensibilità romantica e della cultura popolare, che più di altre hanno attinto materia dal medioevo e all’epoca medievale hanno guardato con interesse particolare.

Giuliana Fantoni

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Klaus Bergdolt: Rezension von: Andreas Meyer / Jürgen Schulz-Grobert (Hgg.): Gesund und krank im Mittelalter. Marburger Beiträge zur Kulturgeschichte der Medizin, Leipzig: Eudora-Verlag 2007, in: sehepunkte 8 (2008), Nr. 1 [15.01.2008],
URL: http://www.sehepunkte.de/2008/01/12348.html

Das wissenschaftlich-historische Interesse an der mittelalterlichen Medizin hat in den letzten Jahren in bemerkenswerter Weise zugenommen. Wichtige Beiträge erschienen vor allem zur Hospital- und Seuchengeschichte des Hoch- und Spätmittelalters. Die einschlägigen Publikationen sind inzwischen zu zahlreich, um hier einzeln erwähnt zu werden. Bibliographische Übersichten finden sich, was die Hospitalgeschichte betrifft, in den von Michael Mattheus (2005) [1] und Gisela Drossbach (2007) [2] herausgebenden Bänden, zur Seuchen-, speziell Pestgeschichte dagegen, um zwei Übersichtswerke zu nennen, bei Mischa Meier (2005) [3] und Klaus Bergdolt (2006) [4]. Kay Peter Jankrift hat in seiner Monographie “Mit Gott und schwarzer Magie. Medizin im Mittelalter” (2005) [5] einen brauchbaren thematischen Querschnitt geliefert. Vor allem lokale Untersuchungen vermitteln, wie zahlreiche jüngere Aufsätze zeigen, interessante Erkenntnisse, gilt es doch ortspezifische Entwicklungen von (etwa durch die „Schulmedizin“ oder weiträumige politische Vorgaben bestimmten) generalisierten, vielleicht sogar internationalen Trends zu unterscheiden.

Der interdisziplinär ausgerichtete Band, dessen Drucklegung durch die Unterstützung verschiedener privater Stiftungen möglich wurde, präsentiert eine bemerkenswerte methodische Vielfalt. Kunstgeschichtliche, sprachwissenschaftliche, literaturhistorische, volkskundliche und medizinhistorische Zugänge ermöglichen Sichtweisen, die von der Routine der Mittelalterforschung abweichen. Ungewöhnliche Themen überraschen, so der Beitrag von Antje Ziemann zur Leichenwäsche durch Mitglieder venezianischer Bruderschaften. Die Reinigung des Körpers verstorbener Soci gehörte zu den karitativen Verpflichtungen und stellte sozusagen die Fortsetzung der Sterbebegleitung post mortem dar. Der Vergleich mit anderen italienischen Kommunen zeigt, dass es sich um ein lokales Spezifikum handelt. Auch die Mittelalter-Rezeption in der Literatur der Gegenwart wird in zwei Beiträgen thematisiert: Anja Hill-Zenk analysiert Noah Gordon’s „Medicus“ (1987) und Celia L. Grace’s „Heilerin von Canterbury“ (1993) unter Berücksichtigung des aktuellen Forschungsstands zur mittelalterlichen Medizin, und Peter Dilg sichtet kritisch-bewundernd die Heilpflanzenkunde bzw. Giftlehre in Umberto Ecos „Der Name der Rose“ (1980). Urte Helduser zeigt auf beeindruckende Weise die romantische Auffassung von Monsterwesen auf, aber auch die Unterschiede zwischen Klischeebildern und Wirklichkeit. Am Beispiel von Victor Hugos „Glöckner von Notre Dame“ demonstriert sie die von diesem vertretene „Ästhetik des Grotesken“, die letztlich zu einer Aufwertung und einem neuen Verständnis der vermeintlichen Schattenseiten des Mittelalters führte. Der entstellte Körper und die Kathedrale werden bei Hugo in engem Bezug gesehen. Thomas Gloning, bekannt durch Studien über das 16. und 17. Jahrhundert, gelingt eine glänzende Analyse der Entstehung und sprachlichen Gestaltung deutschsprachiger Fachnamen von Kräuterbüchern vom 12. bis zum 18. Jahrhundert (darunter des wohl ältesten deutschsprachigen, sogenannten „Prüller“ Kräuterbuchs). Der umfassende Beitrag, der auch die Autoritätenanbindung bedeutender Renaissance-Autoren (Brunfels, Fuchs) sowie die Beziehung von Text und Bild zum Thema hat, wird sinnvoll ergänzt durch Jörg Rieckes Analyse des mittelalterlichen deutschen medizinischen Wortschatzes. Gerhard Aumüller untersuchte die sehr komplexe Struktur der ärztlichen Betreuung in den Hessischen „Hohen Hospitälern“ des 16. Jahrhunderts. Esther Meier demonstriert in ihrem beeindruckenden Beitrag, wie Lepröse in der Betrachtung des Schweißtuchs der Veronika und anderer Darstellungen des Antlitzes Christi (vgl. Abgar-Legende) den Ersatz bzw. die Vorwegnahme des (den Armen Seelen im Fegefeuer, denen sie gleichgestellt wurden, verwehrten) Anblicks Gottes sahen. Der exzellente Beitrag von Andreas Meyer beschäftigt sich mit dem Alltag der Leprösen in Lucca im 13. Jahrhundert, der Praxis der Aussätzigenschau, der Finanzierung ihrer Häuser, ihrem rechtlichen Status usw., wobei die Differenziertheit des alltäglichen Lebens der Betroffenen vor Augen geführt wird. Die Quellen aus Luccheser Archiven sind im Anhang beigefügt. Horst Wolfgang Böhme versucht als Mittelalterarchäologe auf der Basis von Skelettanalysen Krankheiten, Verletzungen, Alter (auch Kindersterblichkeit), Geschlecht usw. zu bestimmen und z. T. sogar angewandte Therapieformen zu rekonstruieren. Eine extrem junge Alterszusammensetzung war für das frühe Mittelalter charakteristisch. Etwa 50 Prozent der Bevölkerung starben im Kindesalter. Francesco Roberg stellt das Antidotarium Nicolai und den Liber Antidotarius magnus vor, wichtige, in viele Sprachen übersetzte Arzneibücher des 12. Jahrhunderts, wobei es ihm gelingt, die Bedeutung dieser Werke in sehr klarer Sprache anschaulich zu machen und neueste Ergebnisse der Forschung einzubinden. Jürgen Schulz-Grobert liefert Beispiele von Arzt-Satire und -Komik in der mittelalterlichen Literatur, ein Thema, das bisher – ungeachtet der erwähnten Vorarbeit von Peter Wunderli – wenig erforscht wurde. Hier wurden im Früh- und Hochmittelalter Traditionen begründet, die sich bis zu Sebastian Brants Narrenschiff verfolgen lassen. Neben dem therapeutisch-lindernden Wert von Spott und Lacheffekten werden reichlich Beispiele von lächerlich erscheinenden Ärzten gezeigt, etwa solchen, die Schönheitsoperationen durchführen oder die Folgen der Defloration beseitigen. Eine eher kritische Grundhaltung gegenüber dem Ärztestand stand im Mittelalter außer Frage, was nicht ausschloss, dass im mittelhochdeutschen Alexanderroman, wie Ines Heiser zeigen konnte, der Arzt angesichts der Erkrankung des Königs trotz edler Absicht von Intrigen bedroht ist, ja zum Gegenspieler des Verräters Permenius wird, der die mit der Krankheit des Königs verbundene Krise des Gemeinwesens zu seinen Gunsten auszuschlachten versucht. Schließlich weist Jürgen Wolf auf den reichen Handschriftenbestand zur mittelalterlichen Medizin im Besitz der Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften hin, der sich aus vielerlei Beständen rekrutiert und ein weites Forschungsfeld darstellt.

Das Buch, das auf den Beiträgen einer Marburger Tagung im Jahre 2005 basiert, erlaubt viele interessante und unkonventionelle Einsichten zur Medizin des Mittelalters und wird Historikern und Medizinhistorikern, die sich mit dieser Epoche beschäftigen, in vielerlei Hinsicht nützen.

Anmerkungen:
[1] Michael Matheus (Hg.): Funktions- und Strukturwandel spätmittelalterlicher Hospitäler im europäischen Vergleich (= Veröffentlichungen des Instituts für geschichtliche Landeskunde der Universität Mainz 56), Stuttgart 2005.
[2] Gisela Drossbach (Hg.): Hospitäler in Mittelalter und Früher Neuzeit. Frankreich, Deutschland und Italien. Eine vergleichende Geschichte (= Pariser Historische Studien 75), München 2007. Rezension in: sehepunkte 7 (2007), Nr. 7/8, http://www.sehepunkte.de/2007/07/11534.html
[3] Mischa Meier (Hg.): Pest. Die Geschichte eines Menschheitstraumas, Stuttgart 2005. Rezension in: sehepunkte 7 (2007), Nr. 1 http://www.sehepunkte.de/2007/01/9678.html
[4] Klaus Bergdolt: Die Pest. Geschichte des Schwarzen Todes, München 2006.
[5] Kay Peter Jankrift: Mit Gott und schwarzer Magie. Medizin im Mittelalter, Stuttgart 2005.

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Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken,
Bd. 88, 2008, S. 677–679

Am 1. Juni 1251 prüfte Priester Alamannus, Leiter des Hospitals von San Martino in Lucca, den Gesundheitszustand von Bona, Ehefrau von Damascus aus Montecatini im Valdinievole. Das im Archivio Capitolare di Lucca aufbewahrte notarielle Gutachten der Untersuchung von Bona erklärte diese als von Lepra befallen. Für die Erkrankte und ihre Familie hatte das medizinische Urteil einschneidende Folgen, denn nach dem 23. Dekret des 3. Laterankonzils von 1179 wurden Leprose mit einer, an die Totenliturgie angelehnten, Zeremonie aus ihrer Kirchengemeinde verabschiedet und mussten ihre gewohnte Umgebung verlassen. Luccheser Erkrankte konnten gegebenenfalls Unterkunft in einem Sondersiechenhaus der Diözese Lucca finden. Andreas Meyer legt in seinem aufschlussreichen Aufsatz zahlreiche Transkriptionen von Quellen vor, die „zweifellos zu den ältesten erhaltenen Lepraschaubriefen gehören“ (S. 153) und beschreibt sehr anschaulich die Praxis der Aussätzigenschau, die Lebensbedingungen und die Fürsorgemöglichkeiten an Lepra Erkrankter in Lucca. Seine Ausführungen fügen sich in einen – im Rahmen des Marburger Mittelalter-Zentrums entstandenen – interdisziplinär ausgerichteten Band ein, der in seinen vierzehn Beiträgen eine bemerkenswerte methodische Vielfalt vorführt. Kunstgeschichtliche, sprachwissenschaftliche, literaturhistorische, volkskundliche und medizinhistorische Zugänge ermöglichen interessante Einsichten in die Geschichte der mittelalterlichen Medizin und wertvolle Anhaltspunkte zum gesellschaftlichen Umgang mit Gesundheit und Krankheit – einem Themenfeld, das in den vergangenen Jahren vermehrt wissenschaftlich-historisches Interesse auf sich gezogen hat. Der facettenreiche Tagungsband enthält auch einen Beitrag von Antje Ziemann zur Leichenwäsche durch Mitglieder venezianischer Bruderschaften. Während die historische Forschung am Totengedenken in all seinen Ausprägungen großes Interesse zeigte, sind hinsichtlich des praktischen Umgangs mit Leichen zahlreiche Fragen offen geblieben, die Ziemann nun in den Mittelpunkt ihres Beitrags rückt. Sie untersucht auf der Grundlage überlieferter Bruderschaftsstatuten die in venezianischen Bruderschaften (scuole) ausgeübte Krankenfürsorge, die Sterbewache, die Bestattung und das Leichenwaschen. Die dort praktizierte Reinigung des Körpers verstorbener Soci zählte zu den karitativen Verpflichtungen und entsprach einem tradierten Brauch: Der Tote sollte gereinigt ins Jenseits gehen, zugleich sollten, in einer von magischem Denken geprägten, Umwelt auch die mit dem Toten verbundenen schädlichen Einflüsse abgewehrt werden. Der Blick auf Bruderschaften in anderen italienischen Kommunen, in denen die Leichenwaschung nicht üblich war, und auch auf Fraternitäten des deutschsprachigen Raums führt die Autorin zu der Schlussfolgerung, dass diese Praxis „einen Sonderfall im spätmittelalterlichen Bruderschaftswesen darstellt“ (S. 335). Der erfreulich quellennahe Tagungsband enthält mit dem Beitrag von Jürgen Wolf auch wertvolle Informationen zur Fortsetzung entsprechender Untersuchungen: Wolf weist auf den reichen, aus zahlreichen Beständen bestehenden, Handschriftenbestand zur mittelalterlichen Medizin im Besitz der Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften hin, der ein weites und ergiebiges Forschungsfeld eröffnet.

Kerstin Rahn